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NFT nel vino: Blockchain, marketing e investimenti in Fine Wine
Le nuove tecnologie digitali hanno cambiato profondamente il marketing e il business del vino. Una delle ultime novità è rappresentata dall’utilizzo della Blockchain e degli NFT nel vino. L’argomento è complesso e investe diverse sfere, prima fra tutte il tema tecnologico e le sue applicazioni. Come vedremo, l’applicazione ad oggi più comune per gli NFT nel vino è rappresentata dagli investimenti in Fine Wine e collezionismo.
Tuttavia, c’è molto altro da dire ed è utile partire da un piccolo approfondimento sulla tecnologia degli NFT prima di espandere il tema delle applicazioni nel mondo del vino, del marketing, degli investimenti e infine dei timori ambientali legati all’utilizzo di questo set di tecnologie.
In questo articolo parleremo di:
- La Blockchain e i Non-Fungible-Tocken: gli NFT
- NFT nel vino: certificazione, marketing, engagement
- NFT nel vino: gli investimenti in Fine Wine
- NFT nel vino: dalla Blockchain alla sostenibilità ambientale
La Blockchain e i Non-Fungible-Token: gli NFT
La sigla NFT sta per Non Fungible Token, cioè un token non scambiabile (Non Fungible) con un altro uguale in quanto rappresenta un elemento unico e irripetibile. A sua volta, un Token è costituito da un set di informazioni scritte, codificate e archiviate in maniera sicura, indipendente e inalterabile su di una rete Blockchain. Se quindi, per esempio, un Bitcoin è un elemento “fungible” in quanto può essere scambiato per un altro Bitcoin identico, un Token legato ad un’opera d’arte o ad una specifica bottiglia di vino numerata è un elemento “non fungible”.
Da questa prima specifica, è chiaro come gli NFT rappresentino un qualcosa di diverso dalle criptovalute (come i Bitcoin) e che possano essere legati anche ad elementi fisici e reali. Gli NFT si affidano comunque alla tecnologia Blockchain, in particolare alla caratteristica di rendere fissi e immutabili dei pacchetti di informazioni caricati su una rete indipendente di computer che in ogni istante li convalida e ne assicura l’autenticità. La rete Blockchain ad oggi più utilizzata per gli NFT è quella di Ethereum.
Ecco allora come gli NFT possono fungere da contratto (per la precisione, da “smart contract”) tra due parti per certificare digitalmente in maniera affidabile e indipendente una transazione o il possesso di un determinato diritto.
NFT nel vino: certificazione, marketing, engagement
Gli NFT nel vino possono avere diverse funzioni e caratteristiche, a seconda delle strategie e degli obiettivi che vengono posti. Dal punto di vista dei produttori, gli NFT nel vino possono essere una maniera per aggiungere valore percepito al prodotto e alle bottiglie.
La prima applicazione da considerare è sicuramente quella della certificazione di autenticità della bottiglia di vino tramite il NFT. Questa tecnologia, infatti, permettendo al produttore di emettere un Token digitale relativo ad una singola bottiglia immessa sul mercato, può certificare in maniera inequivocabile la sua autenticità. Inoltre, dato che ogni successivo passaggio di proprietà deve essere autenticato dalla rete Blockchain e viene poi inscritto come nuovo elemento informativo, sarà sempre possibile attestare la storia di quella bottiglia. Un punto in più per la lotta alla contraffazione, e per il controllo dei mercati secondari del vino.
Gli NFT godono inoltre di una caratteristica peculiare, che li può rendere molto interessanti per il vino: si possono correlare tra loro diversi elementi digitali allo specifico elemento fisico. In pratica, attraverso gli NFT nel vino è possibile emettere dei Token che colleghino determinate bottiglie a elementi digitali esclusivi e perciò rari. Un esempio può essere quello di emettere degli NFT contenenti opere d’arte digitali collegate a edizioni limitate di bottiglie di alto valore: in questo modo oltre alla bottiglia l’eventuale acquirente diventerebbe proprietario anche di un’opera d’arte.
Non solo, gli NFT nel vino possono fungere anche da strumento di marketing per raggiungere le nuove generazioni, affamate di novità digitali ma sempre meno attratte dal vino. I giovani alto spendenti sono certamente i primi ad essere attratti da NFT. Inoltre, è possibile ampliare il pubblico combinando la proprietà di una bottiglia, per esempio, al diritto a partecipare ad un evento esclusivo (digitale o fisico). Un valore che può anche perdurare a seguito della consumazione di bottiglia ed evento, tramite una certificazione digitale di partecipazione e l’accesso a nuovi contenuti esclusivi.
Questo utilizzo degli NFT nel vino si ricollega, perciò, anche alla formazione e mantenimento delle community. Tema caro a sempre più produttori di vino, le community sono un’ottima strategia di marketing per accrescere l’engagement attorno al proprio brand, attraverso la partecipazione dei membri a nuove forme di comunicazione incentrate su esperienze condivise e valori comuni creati attorno al vino. Sappiamo tutti quanto gli appassionati di vino amino condividere le proprie percezioni, e attraverso la creazione di community digitali sempre più consumatori potrebbero creare valore attorno al brand.
NFT nel vino: gli investimenti in Fine Wine
Come anticipato, nonostante le diverse possibilità offerte da questa tecnologia per il marketing e il business del vino, l’applicazione degli NFT nel vino ad oggi più promettente è quella degli investimenti in Fine Wine e del collezionismo.
Una caratteristica interessante degli NFT per il vino è la possibilità di registrare negli smart contract delle “regole” di suddivisione degli importi sugli scambi commerciali. In capo al produttore che emette un NFT relativo ad una determinata bottiglia di vino, in sostanza, c’è l’opportunità di inserire una commissione per ogni atto di rivendita di tale bottiglia. Si tratta quindi del concetto delle royalties applicate al mondo del vino, utile soprattutto ai produttori di vini iconici e famosi: ad oggi queste bottiglie, una volta immesse nel mercato, spariscono dal controllo del produttore, e possono raggiungere valutazioni economiche altissime nei mercati secondari. Questo valore, tuttavia, non viene mai condiviso con il produttore, ma solo con chi riesce a rivendere il vino al miglior offerente. Attraverso gli NFT nel vino questa situazione potrebbe cambiare, rendendo più equo il mercato secondario e le speculazioni.
Potendo certificare una proprietà in qualsiasi momento ed in maniera inequivocabile, gli NFT nel vino si prestano anche a mutuare un concetto tipico della finanza, i Futures. I Futures sono “contratti a termine” che vengono negoziati tra le parti per un acquisto temporalmente differito, ma ad un prezzo prefissato in anticipo, anticipando le mosse speculative. Pensando al caso specifico del vino, si tratta della possibilità per un produttore di emettere tramite NFT dei Futures sulla successiva vendemmia o sull’imbottigliamento futuro di un vino, anticipando eventuali fluttuazioni dei prezzi e speculazione, e mettendosi al sicuro da eventuali rischi ambientali per la vigna, un concetto di vendita En Primeur, che potrebbe ipoteticamente iniziare a concorrere con la Place de Bordeaux.
Un ulteriore passo verso gli investimenti in Fine Wine è il considerare la proprietà di NFT come veri e propri strumenti finanziari da scambiare sui mercati finanziari. Pensiamo ad esempio al caso in cui un produttore, una volta emesso un Token su di una bottiglia (o su una intera barrique, come successo a Chateau Angelus nel 2020) decida di venderla continuando a gestirne lo stoccaggio in una struttura ad hoc, controllata e certificata per conservare Fine Wines senza alterazioni. Fintanto che tale bottiglia, collegata ad uno specifico NFT, rimane presso la struttura, il Token digitale potrà essere scambiato sui mercati finanziari digitali esattamente come un’azione o un’obbligazione. Cambiando diverse volte proprietà grazie ai mercati finanziari o a mosse speculative da parte degli investitori, al bene fisico reale non accadrà nulla fintanto che non verrà riscattato e quindi uscirà dal magazzino e dal mercato.
NFT nel vino: dalla Blockchain alla sostenibilità ambientale
La Blockchain per funzionare necessità di immense capacità di calcolo distribuite e indipendenti. Questa capacità di calcolo distribuita, cioè resa possibile da migliaia di computer e calcolatori indipendenti, è ciò che rende la Blockchain di fatto una tecnologia libera e svincolata dal controllo di un’azienda piuttosto che di una banca. Ogni volta che un Token viene emesso o viene aggiunto un pezzo di informazione (un passaggio di proprietà, per esempio), questo elemento informativo dovrà essere validato da tutti i nodi (i computer) che formano la rete attraverso il completamento di complessi problemi matematici.
Questa attività rende, di fatto, la tecnologia Blockchain estremamente energivora. Il problema del consumo energetico di questa tecnologia è oggi importante, e la sostenibilità ambientale degli NFT nel vino è quindi un tema caldo. Le aziende vitivinicole oggi puntano sempre di più alla sostenibilità ambientale (uno dei trend più importanti del momento di cui vi abbiamo parlato) e la tecnologia Blockchain, sebbene possa portare dei benefici, va contro questa direzione. Come sempre, tutti gli operatori del settore dovranno porre attenzione alla coerenza aziendale per evitare investimenti sbagliati e controproducenti.
In conclusione
La tecnologia Blockchain e gli NFT nel vino possono essere utilizzati per raggiungere vari obiettivi sia di marketing che di business, con ricadute positive sia per i produttori che per gli investitori. Molta attenzione dovrà essere posta tuttavia allo sviluppo di iniziative coerenti con le richieste del mercato e attraverso le giuste piattaforme digitali. Il Web, infatti, è pur sempre un ambiente scarsamente regolamentato, e la possibilità di incappare in frodi è sempre dietro l’angolo quando si tratta di investimenti. Selezionare con cura i partner commerciali e tecnologici sarà quindi sempre più importante.