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Rassegna stampa
Pest Management: la California è sempre più green
In California, la IPM (Integrated Pest Management), ossia la lotta integrata alle malattie della vite attraverso una drastica riduzione dell’uso di insetticidi e fitofarmaci, non è più solo una moda. Ma una tendenza ormai più che confermata.
Se ne è parlato in un articolo pubblicato sul sito americano Wine Industry Advisor.
Dalla viticoltura tradizionale all’uso dell’Integrated Pest Management, fino al bio
- In California, uno dei maggiori problemi per i vigneti è la cocciniglia. Non solo perché questi parassiti danneggiano foglie e frutti, ma soprattutto perché possono essere vettori di virus, come il leafroll (accartocciamento della vite).
- Nella lotta al parassita, però, oggi molti produttori tendono a preferire sistemi che prevedono un uso più misurato degli insetticidi. Agricoltura biologica, quindi, ma soprattutto tecniche di Integrated Pest Management che prevedono – oltre alla cosiddetta confusione sessuale o l’introduzione di nemici naturali dei parassiti – il ricorso a agenti chimici, ma con la logica di usarli il meno possibile e solo se strettamente necessario.
La conversione richiede tempo e prevede tre step:
- Comprendere. Prima di rilasciare insetti benefici nel vigneto, bisogna gestire con attenzione gli insetticidi utilizzati. Non si può, per esempio, usare un insetticida piretroide e rilasciare a distanza di pochi giorni le nuove popolazioni di nemici naturali. Bisogna lasciare il tempo al vigneto di ricreare la sua naturale biodiversità. E nel frattempo bisogna anche capire che tipo di parassiti sono già naturalmente presenti in vigna.
- Pesticidi selettivi. Bisogna quindi adottare insetticidi più selettivi, biologici, che siano in grado di colpire solo i parassiti nocivi pur essendo innocui per i loro nemici naturali. Con il tempo questo porta a una progressiva crescita della popolazione degli insetti “buoni”. Solo a quel punto si può iniziare a introdurre alcuni predatori, o parassitoidi, specializzati. Per combattere le cocciniglie nei vigneti, per esempio, in California si usano i Cryptolaemus, noti anche come “i distruttori della cocciniglia”, o gli Anagyrus pseudococci.
- Aumentare la salubrità generale. Per completare la conversione bisogna poi lavorare sulla salubrità generale del vigneto. E a questo scopo si può ricorrere, per esempio, all’uso di cover crop, ossia di sovesci. Questa pratica, infatti, si è dimostrata utile per migliorare la salute e l’equilibrio del vigneto, evitando che si vengano a creare condizioni favorevoli per la comparsa dei parassiti. L’inerbimento nei vigneti può avere, per esempio, un impatto positivo sulla diminuzione delle popolazioni di cicaline, grazie al miglior equilibrio nel vigore della vite, ma anche grazie all’aumento di predatori generalisti, come la Green Lacewings, la cosiddetta “ali di pizzo verde”, e delle coccinelle. Le colture di copertura vengono inoltre utilizzate anche come regolatori di micro elementi. E’ dimostrato, per esempio, che alcune erbe hanno la capacità di assorbire azoto in eccesso dal terreno, contribuendo a diminuire la vigoria di piante troppo produttive. Al contrario l’introduzione di piante di leguminose può agire come fertilizzante organico in vigneti caratterizzati da scarso vigore. Mentre se il terreno ha una scarsa penetrazione dell’acqua, si può ricorrere a piante con radici che tendono a scendere molto in profondità, come per esempio la senape.
Fare affidamento interamente sul “bio controllo” e sulle pratiche colturali per controllare i parassiti può essere costoso nel breve termine. Nel lungo periodo, però, la creazione di un ambiente più sano e in buon equilibrio, porta a una riduzione graduale degli interventi con un conseguente calo di costi.