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Enologia
Smoke taint? Il rosé potrebbe essere la soluzione in California
Gli incendi che hanno devastato la California nei mesi estivi potrebbero avere un sinistro effetto collaterale. Stiamo parlando della cosiddetta “contaminazione da fumo” che – già nel 2017 – ha costretto molti produttori a buttare via porzioni significative del loro raccolto perché l’uva aveva assunto il profilo aromatico “di un posacenere” (flavor profile of an ashtray), vero e proprio difetto del vino. Ma la soluzione potrebbe essere più semplice del previsto.
La notizia è stata rilanciata dal sito San Francisco Chronicle.
La soluzione
- I rosé possono essere la soluzione per aggirare gli sgradevoli sentori di fumo causati dagli incendi vicino ai vigneti. A sostenerlo sono i responsabili della Medison Wine di Santa Cruz, California.
- L’odore di fumo, infatti, si verifica quando i diversi composti prodotti dall’incendio (in particolare il guaiacolo e i suoi derivati), si depositano sulle viti.
- In questi casi, al termine della vinificazione sono spesso ben percettibili aromi e sapori di fumo, cenere e bruciato.
- I composti contaminanti del fumo penetrano negli acini attraverso le bucce. E questo rappresenta un grosso problema soprattutto se si vuole produrre un vino rosso, a causa della macerazione delle bucce che può durare diverse settimane.
- Il problema chiaramente non si pone con la produzione di vini bianchi e rosati dove il contatto tra mosto e bucce è decisamente ridotto.
- Inoltre l’uva utilizzata per produrre i rosati viene solitamente raccolta prima per garantire una maggiore acidità, riducendo il tempo di esposizione delle uve al fumo.
- Ci sono altri modi per mitigare la questa contaminazione una volta raccolte le uve, come l’osmosi inversa per la vinificazione in rosso.